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LA STORIA

GABRIELE MOTTA

La perdita improvvisa del padre lo ha posto di fronte a una scelta e alla scoperta del lavoro della sua vita: l’orologiaio. Un mestiere che gli regala soddisfazioni, contatti e

“viaggi nel tempo“

Sono nato a Lugano nel 1971 ma sono poi cresciuto nel Mendrisiotto. I miei genitori erano di origine italiana e si sono trasferiti da giovani in Svizzera. Chiasso, nel lontano 1978, più di trentacinque anni fa mio padre aveva aperto la società anonima orologeria CO. VERI, un acronimo che significa semplicemente compra-vendita e riparazione, coronando il suo sogno di intraprendere un’attività in proprio.

La sua passione per gli orologi però non mi aveva affatto contagiato: da piccolo passavo del tempo in negozio per cercare di apprendere le basi del mestiere, ma mi ero subito convinto che quella non sarebbe stata la mia strada. Fin da bambino, infatti, la mia passione erano i numeri: per questo motivo, più tardi, ho studiato contabilità e in questo settore ho trovato il mio primo impiego a Chiasso. Poi, quando avevo vent’anni, i miei genitori mi hanno spinto ad imparare le lingue e in particolare l’inglese: sono partito alla volta di Londra, dove ho trascorso i sei mesi più belli della mia vita. Tornato a casa, ho fatto il militare ed ho trovato un lavoro a Lugano nell’ambito dell’import-export di accessori per biciclette. Una bellissima esperienza durata fino a quando, nel 1994, la società è stata venduta a dei compratori americani: in quell’occasione sono stato a New York per una settimana a spiegare il mio lavoro alla persona che avrebbe preso lì il mio posto. Un altro bellissimo viaggio. È stato nel giugno di quell’anno, proprio mentre la società stava chiudendo definitivamente, che ho perso mio padre a causa di una grave malattia. In quel momento così doloroso ho dovuto prendere una decisione molto difficile su che cosa fare del negozio di orologeria a Chiasso, che papà aveva fatto crescere. Fino a quel giorno, non avevo mai pensato di seguire le sue orme. Alla fine, ho deciso di provare: ho frequentato alcuni corsi base sull’orologeria e mi sono buttato in questo mondo meraviglioso.

Oggi ogni tanto mi trovo a dire ai miei clienti: “Ho dovuto perdere mio padre per trovare il lavoro della mia vita”. Amo tantissimo il mio mestiere, che mi dà soddisfazioni incredibili: mi consegnano orologi che non funzionano, io con le mie mani li aggiusto e loro tornano a fare “tic tac”.

E straordinario! All’inizio è stato strano passare da un lavoro in cui parlavo l’inglese e il francese (e qualche volta pure il tedesco) e intrattenevo contatti internazionali a un’attività che si svolge molto in laboratorio con una clientela locale.

In vent’anni di attività ho maneggiato migliaia di orologi: ognuno con sua storia, le sue particolarità e anche i suoi difetti che in qualche modo sono unici. Con la crisi molti stanno riscoprendo gli oggetti che appartenevano a nonni e bisnonni di conseguenza, in questo periodo più che vendere novità eseguo riparazioni.

Nello svolgere questo lavoro ho l’occasione di fare un salto nel passato e di capire la difficoltà che potevano avere gli orologiai di cento e più anni fa. È bellissimo poter metter mano alle meccaniche di allora e scoprire degli ingranaggi geniali per l’epoca in cui sono stati costruiti.

Per questo oggi mi concentro soprattutto sulle pendole e sugli orologi più antichi o d’occasione, dando la possibilità al cliente che ha dei pezzi importanti, di esporli nella mia vetrina, per cercare di creare un mercato del vintage. Ecco perché in questi giorni sto lavorando a un sito internet. Poi ho scoperto che questo lavoro non è fatto solo di capacità manuali e precisione, ma anche di contatto con le persone e riconoscenza. Per esempio, mi è capitato di andare a prendere una pendola da una persona anziana, che mi ha chiesto di far presto perché per lei i rintocchi dell’orologio erano una vera e propria compagnia! Sono quelle le tante piccole soddisfazioni che rendono bello il mio lavoro. Poi ci sono anche i problemi, certo, ma sono Poca cosa rispetto al resto.

Quando ripenso all’inizio di quest’avventura, sono convinto che se papà fosse stato qui, io avrei probabilmente continuato a svolgere un altro lavoro, magari anche altrove: il negozio è piccolo e in due ci si batte la testa! E probabilmente non avrei neppure incontrato la compagna della mia vita, che ho conosciuto in negozio e che mi ha dato due bambine stupende. Un’altra casualità incredibile che mi emoziona ancora oggi.

 

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